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Gli Stati Uniti, il principale alleato di Israele, hanno oggi un presidente esplicitamente filo-israeliano. Alcuni giorni prima il suo partner di governo Benny Gantz aveva detto che la data del 1 luglio non era “sacra”, sottolineando che la priorità dev’essere data alla lotta alla pandemia e alla crisi economica. Il 24 giugno il segretario generale dell’Onu António Guterres ha chiesto a Israele di abbandonare il piano di annessione e il 29 giugno l’alta commissaria dell’Onu per i diritti umani Michelle Bachelet ha definito il progetto “illegale”. Israele oggi più vicina all’annessione unilaterale della Cisgiordania. A metà maggio, dopo la formazione del nuovo governo israeliano, gli stati dell’Unione europea hanno cominciato a discutere l’ipotesi d’imporre sanzioni contro Israele in caso di annessione degli insediamenti. In questo scenario, Israele annetterebbe tutti i 130 insediamenti in Cisgiordania (tra cui quindici che finirebbero sotto il controllo israeliano pur trovandosi nel futuro Stato palestinese), come previsto dal piano Trump, per un territorio pari al 29% della Cisgiordania. Infatti qualora Israele estendesse il proprio controllo sui palestinesi della Cisgiordania inglobando i loro territori e la popolazione che vi risiede entro i propri confini statali, la bilancia demografica penderebbe irrimediabilmente in favore dei palestinesi. Queste sono prerogativa della Commissione europea, non dei ministri degli esteri dei vari paesi. Senza il via libera Usa, Netanyahu rinvia l’annessione ma non rinuncia; Anche inviati Onu e Ue alla protesta palestinese contro l’annessione Ma in base alle mappe presentate da Netanyahu e dalla Casa Bianca, gli esperti hanno calcolato il 20 per cento. Durante questo periodo Israele dovrà congelare tutte le costruzioni e le demolizioni nei territori destinati allo stato palestinese e possibilmente anche in altre aree. La comunità palestinese di Khirbet Humsah, situata nella Valle del Giordano, è stata completamente smantellata in poche ore. A quel punto potrebbero approfittarne i gruppi politico-terroristi più radicali come Hamas o il Jihad Islamico, che ancora oggi incoraggiano la lotta armata contro Israele e sono state coinvolte nelle più recenti escalation di violenze nella Striscia di Gaza. In certi casi il processo di annessione comporta anche l’assegnazione della cittadinanza alle persone che vivono in quel territorio. Abbonati al Post per commentare le altre notizie. Se ci dovesse essere un’annessione di parte di territori della Cisgiordania, questo vuol dire la fine dell’idea dei due Stati: Israele e Palestina. Potrebbero esserci anche delle conseguenze per i palestinesi che possiedono le terre annesse e rischiano di perdere il loro diritto alla proprietà. Dopo un rallentamento durante i colloqui di pace, fra gli anni Novanta e Duemila le colonie si sono espanse notevolmente, sia per la proattività dei governi di destra sia per le ambiguità permesse dagli accordi di Oslo, che dovevano durare soltanto qualche anno. Israele e l’annessione della Cisgiordania Lo scorso 3 novembre le autorità israeliane hanno effettuato una delle più grandi operazioni di demolizione degli ultimi 10 anni. La comunità internazionale non ha mai riconosciuto l’occupazione israeliana come legittima, e ha sempre mantenuto la convinzione che in base ad accordi stipulati dopo la Seconda guerra mondiale la Cisgiordania spettasse ai palestinesi. Anshel Pfeffer, corrispondente dell’Economist in Israele e autore di una corposa biografia su Netanyahu, dubita inoltre che l’attuale primo ministro israeliano sia davvero così convinto di procedere: «Netanyahu è assolutamente consapevole delle conseguenze geopolitiche, regionali ed economiche di un’annessione, e procederà soltanto se sarà sicuro che a parte un coro internazionale di condanna non ci sarà alcun prezzo da pagare a lungo termine», ha scritto di recente su Haaretz. Ma potrebbe anche comportare l’applicazione della legge israeliana a molte aree in cui oggi vivono i palestinesi. Come tutte le decisioni di politica estera dell’Unione europea, gran parte delle sanzioni ufficiali contro Israele richiederebbe il consenso unanime dei paesi membri. Al momento sono in programma diversi accordi nel campo della ricerca e dell’istruzione. Paesi come l’Ungheria e l’Austria, considerati vicini al governo di Netanyahu, hanno più volte bloccato risoluzioni e decisioni contro l’esecutivo israeliano. Secondo Trump il principio è che “nessun palestinese o israeliano sarà sradicato dalla propria casa”. Il loro numero dipenderà dalla mappa definitiva. L’eventuale annessione peggiorerebbe inoltre i rapporti di Israele con i propri alleati europei. L’annessione della Cisgiordania. Un eventuale stato palestinese – auspicato dal piano di Trump – sarebbe sostanzialmente punteggiato da territori a sovranità israeliana. Usa-Israele lavorano per mappare annessione Cisgiordania. Applicare la legge israeliana a tutta o a parte della Cisgiordania renderebbe molto difficile fare concessioni in futuro, nell’ambito di eventuali accordi di pace. I principali leader politici mondiali da tempo hanno messo in chiaro che non difenderanno Israele in caso di un’annessione unilaterale. Ma il potere basato a Ramallah è sempre più delegittimato internamente e a livello internazionale. Cosa significa annessione? Il piano include anche l’istituzione di una capitale palestinese nei quartieri di Gerusalemme Est e la liberazione dei prigionieri palestinesi. Di cosa parliamo Ma non è chiaro se questa parte resterà effettiva dopo essere stata ampiamente criticata a gennaio. L’annessione è condizionata all’accettazione da parte israeliana di tutto il piano, compresa la creazione di uno stato palestinese? La ripresa della pandemia in Medio Oriente ha bloccato per il momento il processo di annessione della Cisgiordania da parte di Israele, che nell’accordo di governo di aprile tra i conservatori (Likud) di Benjamin Netanyahu e i centristi (Blu e Bianco) di Benny Gantz sarebbe dovuto iniziare il primo luglio … Tuttavia, in tutti gli accordi di coalizione, il contenuto da sottoporre all’approvazione del governo è volutamente vago e non è chiaro in che modo Netanyahu pensi di presentare e realizzare il processo, se con l’annessione, il rinvio dell’annessione o un’annessione parziale o graduale. Questo articolo non è più commentabile. Nel frattempo l’esercito ha iniziato i preparativi militari per invadere la Cisgiordania, se sarà necessario. Secondo l’amministrazione statunitense, Israele ingloberà circa il 30 per cento della Cisgiordania. La maggior parte degli stati sottolinea che un’annessione israeliana unilaterale costituirebbe una violazione del diritto internazionale e sarebbe la fine della soluzione dei due stati e quindi della prospettiva dell’autodeterminazione nazionale palestinese. La “carica dei 450” contro l’annessione de facto della Cisgiordania da parte d’Israele. Inizialmente si era concentrato sull’annessione della valle del Giordano, ma poi ha puntato sull’inclusione di tutti gli insediamenti della Cisgiordania, in conformità con il piano di Trump per il Medio Oriente reso noto alla fine di gennaio. Ma la stragrande maggioranza delle colonie è stata costruita nell’Area C della Cisgiordania, dove di fatto negli anni ai palestinesi è stato impedito di abitare. In genere l’annessione, o “estensione della sovranità”, è una dichiarazione con cui territori che in base al diritto internazionale si considerano occupati diventano parte integrante dello stato che li annette, specialmente in termini di legge, giurisdizione e amministrazione. Nel caso non si portassero a termine, si priverebbe Israele di risorse accademiche e scientifiche, anche se non ufficialmente come nel caso delle sanzioni. In Israele il premier Benjamin Netanyahu ha fatto capire il 30 giugno che, nonostante la sua ferma intenzione di procedere con l’annessione dal 1 luglio, quest’iniziativa potrebbe subire dei ritardi e che in questi giorni continueranno le discussioni con gli inviati degli Stati Uniti. Il piano di Trump prevede inoltre l’annessione a Israele delle zone della Cisgiordania che, secondo gli accordi di Oslo del 1993, sarebbero dovute andare a far parte di un futuro stato palestinese ma che ancora oggi sono a gestione civile e militare israeliana. Jared Kushner, genero del presidente e suo consigliere, a capo della squadra che ha elaborato il piano, tende a mandare messaggi tranquillizzanti al mondo arabo, per dare l’impressione che il piano va realizzato nel suo complesso. Cosa aspettarci nei prossimi giorni – Leggi anche: Quando iniziò tutto, fra Israele e Palestina. Secondo Shaul Arieli, israeliano esperto della questione, si tratterebbe del 23 per cento della terra annessa. Anschluss. Anche la quasi totalità della Valle del Giordano fa parte dell’Area C, tranne la città araba di Gerico: Netanyahu ha fatto capire che quella zona diventerebbe una exclave dei territori che rimarranno in gestione ai palestinesi. Ma nell’ambito di quella “annessione strisciante”, le leggi israeliane sostanzialmente già si applicano ai coloni (non ai palestinesi che vivono nelle stesse aree). Parlando del piano con alcuni alleati, Netanyahu ha ammesso che annettere la Cisgiordania è «un’occasione che non può essere persa». Yehoshua: «L’annessione è apartheid. Pompeo in Israele, verso il via libera all’annessione della Cisgiordania. Nel modello immaginato dall’amministrazione statunitense Israele annetterebbe al proprio territorio tutte le colonie esistenti e buona parte della cosiddetta Area C, cioè le zone della Cisgiordania che gli accordi di Oslo assegnavano a un futuro stato palestinese, ma la cui gestione civile e militare è rimasta nelle mani di Israele. Sulla carta, il piano ideato dall’amministrazione Trump si basa sulla soluzione dei due stati e delinea un futuro lontano in cui esisterà uno stato palestinese accanto a Israele. – Leggi anche: Cosa fare con le colonie israeliane, L’insediamento israeliano di Revava, in Cisgiordania, fotografato da una collina vicina (AP Photo/Nasser Ishtayeh). Le Forze armate sono in allerta e si preparano a reagire in caso di escalation. L’iniziativa in discussione offrirebbe un inquadramento legale alla realtà dei fatti, rendendola de iure, ma anche radicandola sempre di più. La maggior parte degli analisti ritiene che l’annessione unilaterale delle colonie in Cisgiordania avrebbe conseguenze enormi soprattutto sul piano della sicurezza, sia quella interna sia quella esterna. Il piano è stato duramente criticato dalla classe dirigente palestinese nonché dalla stragrande maggioranza della comunità internazionale, che storicamente ritiene che le colonie israeliane siano state costruite illegalmente in un territorio che appartiene ai palestinesi. Quali possono essere le conseguenze dell’annessione in Cisgiordania? Così lo Stato ebraico legittimerà l'”annessione di fatto” avviata nel 1967. Ma per quanto riguarda l’area su cui dovrebbe nascere questo stato palestinese, il piano prevede il territorio più limitato e spezzettato mai offerto dalla comunità internazionale. Anche la maggior parte dei paesi del mondo musulmano sono schierati con Amman e con i palestinesi. Come ha detto l’ambasciatore statunitense in Israele, David Friedman, ci sarà uno stato palestinese solo “quando i palestinesi saranno diventati canadesi”. È tempo di uno Stato unico» ISRAELE/PALESTINA. Quindi, come chiarisce anche la mappa che accompagna il piano, Israele potrà annettere tutti gli insediamenti esistenti, oltre alle aree circostanti e alle strade di accesso. Inoltre, ogni paese europeo può decidere di prendere i propri provvedimenti contro Israele senza consultare gli altri stati.Tuttavia, il responsabile della politica estera dell’Unione europea, Josep Borrell, ha più volte sottolineato che la strada per le sanzioni è ancora lunga. Nelle ultime tre campagne elettorali lo ha ribadito più volte. Nessuna delle due annessioni è mai stata riconosciuta dalla maggioranza della comunità internazionale. È importante ricordare che una mappa definitiva e dettagliata deve ancora essere pubblicata. Un altro punto è la legge fondamentale sui referendum, in base alla quale la cessione di terre soggette alla legge israeliana richiede una maggioranza di ottanta parlamentari, oppure un referendum. Ma dopo, quando le dichiarazioni israeliane sull’annessione si sono fatte più insistenti, molti paesi hanno espresso una forte opposizione a qualunque mossa unilaterale, e questa al momento è la linea prevalente in ambito internazionale. Il piano comprende anche una lunga lista di condizioni che i palestinesi dovranno soddisfare. Diversi analisti sono d’accordo: difficilmente nel futuro immediato le condizioni saranno così favorevoli per attuare un piano del genere. Ma i centristi di Blu e Bianco e del Partito Laburista hanno posizioni più sfumate di Netanyahu – del resto anche l’elettorato israeliano è assai frammentato sull’argomento – e potrebbero cedere più facilmente alle pressioni internazionali per sospendere il piano. Carta di Laura Canali – 2018. Entrambi sono convinti che il piano avrà conseguenze disastrose sia per i palestinesi sia per gli israeliani. Il piano di Netanyahu-Gantz per l’annessione della Cisgiordania è ormai pronto e l’avvio è previsto per il primo luglio. Israele: Onu contro il piano di annessioni in Cisgiordania del nuovo governo In Israele l’accordo di governo tra Netanyahu e Gantz prevede la sovranità dello Stato ebraico su alcuni territori della Cisgiordania. A sua volta una nuova Intifada potrebbe portare al collasso dell’Autorità Palestinese – con cui Israele ha estesi rapporti di collaborazione – e a un temporaneo vuoto di potere. Questa annessione potrebbe riguardare il 3% della Cisgiordania o il 30%, la percentuale è irrilevante. Netanyahu conferma di voler procedere dal 1° luglio. L’annessione sarebbe seguita quasi certamente da grandi rivolte popolari nelle città arabe della Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Per esempio, è così che Israele ha inglobato le alture del Golan e Gerusalemme Est, attraverso azioni unilaterali accompagnate da decisioni governative e leggi della knesset. Di solito l’annessione è un’iniziativa unilaterale della potenza occupante, e non un’iniziativa raggiunta attraverso negoziati e accordi di pace con la parte occupata. Ma esistono azioni punitive che non richiedono questo genere di consenso, prima tra tutte l’espulsione di Israele da trattati commerciali, sovvenzioni e iniziative di cooperazione. Inoltre, prima della pubblicazione del piano Trump, nel novembre del 2019 il segretario di stato Mike Pompeo aveva annunciato che gli Stati Uniti non consideravano più gli insediamenti necessariamente in contrasto con il diritto internazionale, che Israele era libero di definirne lo status legale e che Washington era pronta a riconoscerlo. Le colonie israeliane sono state fondate a partire dalla fine della Guerra dei Sei giorni, combattuta nel 1967 fra Israele e una coalizione di stati arabi che stavano per attaccare per primi allo scopo di difendere gli interessi dei palestinesi: alla fine dei combattimenti Israele aveva occupato tutta la Cisgiordania, cioè la fascia di territorio che si estende da Gerusalemme fino alla sponda occidentale del fiume Giordano. Qual è la posizione del partito Blu e bianco? Il piano di Israele per annettere la Cisgiordania. Israele e l’annessione degli insediamenti in Cisgiordania. Finora questa legge non si applicava alla Cisgiordania perché ufficialmente lì non vige la legislazione israeliana. All’epoca la Cisgiordania era abitata perlopiù da persone di etnia araba, ma gli ebrei la considerano la terra natale dei propri antenati: molti fatti raccontati nella Bibbia sono ambientati in Giudea e Samaria, il nome con cui ancora adesso gli israeliani chiamano la Cisgiordania. Quando era stato pubblicato il piano di Trump, gran parte del mondo aveva appoggiato in linea di principio l’idea di riportare le due parti al tavolo dei negoziati. A questo si aggiunge lo “scambio di territori e popolazioni” per l’area del deserto del Negev e della Galilea, nota come il Triangolo (in base al piano i cittadini arabi d’Israele che vivono nella zona saranno privati della cittadinanza e costretti a trasferirsi in territorio palestinese).

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